Abbiamo visto nel precedente articolo come l’ interior designer sia chiamato ad un complesso ed articolato lavoro consulenziale per i quali occorrono grande competenza tecnica e grande capacità comunicativo commerciale, qualità che il professionista dopo un attenta preparazione sedimenta nel tempo attraverso la sua esperienza sul campo, esperienza poi che spesso è chiamato a verificare con ulteriori studi ed approfondimenti intellettuali in quello che risulta essere un vero e proprio movimento oscillante a pendolo.
Il suo lavoro può essere considerato simile a quello di un bravo musicista ed al contempo di un bravo direttore d’ orchestra, essendo chiamato ad organizzare prima progettualmente, stendendo la sua partitura musicale sotto forma di grafici e poi sul cantiere, il teatro dove viene messa in campo l’ opera musicale, il lavoro di vari operatori tra i quali ricordiamo gli imprenditori edili, i falegnami, gli idraulici, gli elettricisti, gli imbianchini, i posatori di pavimenti, i posatori di rivestimenti e spingendoci ancora oltre i decoratori, i mobilieri, i tappezzieri, gli artisti.
Durante la stesura progettuale si avvale inoltre della consulenza di altre figure professionali che integrano e completano la sua preparazione tecnico creativa come ad esempio gli esperti nella progettazione di cucine e bagni, veri punti focali da un punto di vista impiantistico funzionale di ogni manufatto di interni residenziale.
Quando poi il suo lavoro affronta tematiche complesse da un punto di vista tecnologico come gli impianti di riscaldamento , areazione, climatizzazione, impianti meccanici quali quelli relativi ad ascensori interni, impianti sonori, informatici oppure quando debba provvedere alla messa in opera corretta dei punti luce in quello che spesso risulta essere un vero e proprio progetto di light design o dell’ impianto elettrico che spesso oggi risulta essere molto complesso e talvolta segnatamente domotico, si avvale in tal caso dell’ ausilio di figure tecnico professionali spesso ancora coincidenti con quelle di ingegneri o architetti professionisti e specializzati in tal senso che elaborano per lui ed integrano con le loro competenze le caratteristiche tecnologicamente avanzate del progetto di interni.
La figura dell’ ingegnere o dell’ architetto, quando non coincide con quella dell’ interior designer, spesso provvede a stilare inoltre le pratiche burocratiche amministrative presso gli uffici pubblici competenti per verificare la liceità dei parametri urbanistici del progetto da farsi, liceità che in Italia per legge solo figure tecniche appartenenti a collegi tecnico professionali possono verificare ed asseverare, per non parlare poi della figura dello strutturista, spesso un ingegnere o un architetto ulteriormente specializzato, il quale col suo lavoro verifica e controlla che il progetto di interni non turbi, lasciandole integre, le caratteristiche strutturali dell’ edificio nel quale è prevista la trasformazione spaziale.
Insomma l’ interior designer non è mai solo nel suo lavoro, anzi si circonda di operatori tecnici con i quali provvede alla stesura creativo progettuale dello spazio di interni commissionatogli dal suo cliente e con il quale si misura professionalmente, cosa che lo vede solo in minima misura chiuso all’ interno del suo studio pensatoio a redigere, con sedimentazioni continue, le sue riflessioni grafico progettuali, ma che lo vede molto operativo all’ interno del tessuto sociale con il quale, con dinamiche lavorative continue, è continuamente chiamato a misurarsi, mediando spesso il senso del suo pensiero prima con le ragioni del suo cliente e poi con le possibilità che le condizioni di mercato gli offrono per la realizzazione di quanto ha immaginato progettualmente da un punto di vista spaziale e linguistico.
Sintetizzando potremmo citare una nota canzone del bravo cantautore Ivano Fossati che nella “Pianta del Te” canta testualmente:
“…chi si guarda nel cuore, sa bene quello che vuole e prende quello che c’è…”.