Alla base di ogni progetto di Architettura d’interni c’è un idea.
Questa idea non nasce spontaneamente nella testa dell’ Architetto ma deriva ed è frutto di una elaborazione profonda che il progettista, vero e proprio problem solver, compie dopo aver ascoltato i desideri ed i bisogni del suo cliente.
Solo dopo questa fase di ascolto e la sua relativa elaborazione nasce infatti l’ idea progettuale, prima molto vaga ed indefinita nella mente del creativo, fissata spesso sulla carta con un semplice schizzo, poi indagata tecnicamente in modo sempre più incisivo e fissata sulla carta sotto forma di disegni tecnici in scala, per essere comunicata al committente prima e sotto forma di istruzioni all’ impresa che realizzerà i lavori poi.
Progettare, dal latino pro iacere, “gettare avanti”, non è altro che l’ attività intellettuale di indagare l’ idea progettuale prima della sua realizzazione, idea che dopo una serie di tentativi, viene definita in modo sempre più preciso fino a farle prendere forma grafica per essere messa in atto dopo un attenta ed oggettiva valutazione in funzione di parametri funzionali, economici ed estetici.
Il disegno è quindi il mezzo più efficace a trasmettere un idea progettuale, un tempo, fino a qualche decennio fa, veniva eseguito a mano libera su di un foglio di carta bianca o lucida sul quale tracciare linee a matita o a china, mediante ausilio di squadrette, riga, gomma, compasso e tecnigrafo. Oggi l’ uso del computer ha consentito la sostituzione di quest’ opera amanuense con una di inserimento dati mediante mouse e tavoletta grafica, dati che vengono elaborati e processati graficamente dall’ elaboratore elettronico in poche ore sveltendo in modo notevole la fase produttiva del disegno tecnico progettuale.
Le diverse fasi del processo progettuale richiedono elaborati grafici opportunamente adatti allo scopo.
Più il progetto viene definendo le sue parti più i disegni si fanno precisi ed indagano quanto occorre mettere in pratica per la sua realizzazione. Allo schizzo architettonico seguono elaborati bidimensionali come piante, prospetti e sezioni, in scala, precisi e privi di gesti scenografici o elaborati tridimensionali spesso altamente scenografici come assonometrie e prospettive oggi sostituite dai renderings spesso di natura fotorealistica o dai walktrough architettonici ovvero da video animazioni nei quali si simula lo spostamento di una telecamera all’ interno dello spazio architettonico.
Ovviamente non necessariamente un disegno tecnico deve essere anche bello, ma va da se che un buon progetto coincide spesso anche con un bel disegno e di sicuro in chiave comunicativa un bel disegno aiuta non poco il progettista a comunicare la sua idea al suo cliente.
Concludendo questa fase introduttiva facciamo un accenno al disegno digitale tridimensionale e su come questo abbia cambiato il modo di progettare di molti professionisti del settore, me compreso, consentendo di controllare in tempo reale le fasi dello sviluppo dell’ idea progettuale e spaziale contenendo eventuali errori e migliorando di gran lunga rispetto al passato la resa finale del linguaggio architettonico da un punto di vista funzionale ed estetico.