Nel precedente articolo ci siamo soffermati sul disegno tridimensionale ed in particolare sul concetto di assonometria e prospettiva mentre nei precedenti articoli abbiamo parlato qualitativamente del disegno bidimensionale ed in particolare della pianta, della sezione e del prospetto.
A questo punto dobbiamo osservare che ogni disegno bidimensionale o tridimensionale non fa altro che osservare da un particolare punto di vista la realtà architettonica indagandone il senso. Per questo motivo, essendo l’ architettura un fatto complesso l’ architetto si serve spesso non di uno ma di più disegni da più punti di vista per interrogarne e comunicarne il significato rendendolo chiaro a se stesso ed ai suoi interlocutori.
I disegni bidimensionali e tridimensionali vengono a comporre quindi delle vere e proprie tavole nelle quali sono rintracciabili più disegni comprendenti quindi più punti di vista dell’ oggetto architettonico che nel loro insieme provano a raccontare all’ committente ed all’ impresa o al semplice lettore ciò che in qualità di tecnici vogliamo comunicare.
In primis possiamo fare una distinzione tra tavole architettoniche e tavole tecniche dove nelle prime si rintracciano informazioni di carattere qualitativo, tavole spesso composte per entusiasmare il cliente e renderlo solidale con l’ idea di progetto, mentre nelle seconde rintracciamo il corpus di informazioni con le quali l’ impresa si organizza per la realizzazione del manufatto o l’ amministrazione di turno approva il progetto in funzione della sua corrispondenza ai parametri di legge.
In ogni caso parliamo di tavole in quanto dobbiamo immaginare dei fogli di carta di formato spesso considerevole, a volte veri e propri lenzuoli, sui quali in modo estetico e scientifico venivano disegnate ed annotate informazioni manualmente, oggi stampate mediante plotter o smaterializzate mediante file nei comuni formati unificati dall’ A4 all’ A0, informazioni riguardanti l’ opera architettonica relative alle sue qualità formali e tipologiche, rappresentata in diverse scale metriche dal generale al particolare, fin nel dettaglio, tavole dove poter rintracciare dati di carattere metrico, architettonico, tecnico, tecnologico, tipologico, sull’ uso e la qualità dei materiali strutturali e superficiali che vengono a comporre l’ oggetto progettuale nella sua complessità.
In più parliamo di tavole al plurale perche’ spesso per veicolare tutte queste informazioni occorrevano e occorrono più supporti cartacei che nell’ insieme come le pagine di un romanzo o le scene di un film raccontano all’ interlocutore lo spazio da noi immaginato.
Un tempo le tavole di carattere architettonico o di carattere più tecnico venivano disegnate prima e lucidate poi, cioè disegnate su carta opaca a matita e ricopiate mediante pennini ad inchiostro di china su supporti di carta lucida semitrasparente, oggi invece come dicevamo potenti software concorrono a definire delle tavole che tra disegni bi e tridimensionali, renderings compresi, compongono dei veri e propri quadri cromatici e tecnici che vengono conservati in memoria sotto forma di file e stampati eventualmente su supporto fotografico da potenti plotter nei formati voluti.
Quando elaboriamo una tavola quindi dobbiamo sempre raccogliere ed inserire informazioni che possano rendere chiaro e leggibile lo spazio architettonico a noi stessi ed i nostri interlocutori, se riusciamo a rendere poi l’ insieme non solo efficace da un punto di vista comunicativo ma anche esteticamente valido allora raggiungiamo un doppio traguardo che in qualità di esteti dello spazio non può che farci piacere.
L’atto della presentazione non è un fatto slegato dal contesto del quale stiamo parlando in quanto una tavola ed il suo racconto vanno proprio progettate nella messa in opera e nella messa in scena con i nostri interlocutori per rendere la sua trasmissibilità efficace e vincente, in modo tale che in primis il cliente possa convincersi della bontà del nostro prodotto e secondariamente che l’ impresa possa ricevere tutte le informazioni del caso per poter tradurre in realtà il nostro progetto.
In un certo senso possiamo dire che progettiamo certamente le tavole ed i suoi disegni per noi stessi in qualità del nostro amore per il disegno ed il progetto di architettura ma nel nostro lavoro dobbiamo avere necessariamente sempre al centro il punto di vista dell’ altro affinché si possa parlare di progettazione e di comunicazione di un idea progettuale efficace e quindi stimolare un dialogo costruttivo col nostro prossimo al quale ovviamente il progetto è dedicato, fornendo un beneficio per noi stessi e per gli utenti che è l’ essenza del servizio professionale e quindi di ogni buon progetto di interior design.