Cominciamo ora ad entrare nel vivo della questione e parliamo di Progetto o meglio di quella che potremmo definire come una vera e propria metodologia di lavoro progettuale, vecchia come il mondo, ma ancora attualissima e performante, metodologia che accompagna l’ aspirante Interior Designer dai suoi esordi fino alla conclusione del suo ciclo di vita professionale.
Ricordiamo subito che prima di parlare di Progetto e cominciare a definirne le “linee” bisogna parlare o meglio ascoltare, comprendere e fare proprie le necessità ed i bisogni del Cliente, il nostro altro da noi ovvero il nostro prossimo lavorativo.
Non c’è progetto di interior design inteso come servizio professionale ovvero lavoro senza un Cliente, il nostro portatore sano di bisogni e necessità intorno alle quali, proprio come un sarto, il progettista cuce il suo Progetto di Architettura d’interni.
Gli strumenti per comprenderne le necessità sono in primis il dialogo e l’ osservazione con le quali conoscere il nostro Committente e successivamente una sana capacità di analisi e sintesi, razionale ed emotiva, mediante le quali palesare e rendere visibile o noto ciò che per sua natura è nascosto nella mente e nel cuore del nostro Cliente, bisogni e necessità talvolta ignorati dagli stessi Committenti ma non per questo trascurabili nel corso del percorso di elaborazione progettuale.
Ad esempio, se volessimo progettare una casa dovremmo aver chiaro se progettiamo ambienti per un single, per una coppia, per una famiglia, l’ età dei componenti, le loro abitudini, la loro cultura, la loro professione, il loro stato sociale, il loro modo di pensare e rapportarsi con la realtà del mondo, possibilmente avere chiaro i loro valori umani e spirituali, le loro preferenze estetiche (classiche o moderne).
Una sana familiare ed amichevole intervista ci aiuta mediante le parole e le immagini a costruire una vera e propria mappa mentale dei nostri Clienti per poter avere chiaro o sufficientemente chiaro il loro stile di Vita.
E’ da sottolineare che la mappa mentale è pur sempre frutto della nostra capacità interpretativa della realtà, in questo caso della realtà dell’ altro, il nostro o i nostri Committenti, soggetta quindi ad una visione che per quanto possa essere oggettiva risulta essere sempre deformata dalla nostra umanità professionale.
Non dobbiamo scoraggiarci, fa parte del gioco, solo Dio conosce la realtà in modo oggettivo e vero ed è capace di Progetti perfetti, noi possiamo solo avvicinarci il più possibile ad essa ed accettare che nei nostri Progetti imperfetti entrino in qualche modo, possibilmente in minima parte, piccole interpretazioni che magari possano arricchire funzionalmente, esteticamente o artisticamente il contenuto della matrice progettuale.
Dopo l’ intervista nella mente del Progettista comincia a farsi largo un idea, un immagine resa sulla carta sotto forma di schizzo, bidimensionale, prospettico, schematico, concept, un fossile di pensiero che come un vero e proprio seme, se di natura buona, porta molto frutto nella mente fertile dell’ interior designer divenendo più o meno velocemente Progetto Preliminare.
Ovviamente occorre far sedimentare un po’ una buona idea proprio come la pasta madre produce, riposando e crescendo per qualche ora, un buon pane.
Non lanciatevi immediatamente nell’ elaborazione della vostra idea ma consentitevi di elaborarla inconsciamente senza pensarci troppo, le gioverà.
Quando finalmente il tempo è maturo produrrete uno schema organizzativo sotto forma di Progetto Preliminare.
Perché parlare di Progetto Preliminare e non di semplice Progetto ?
In sostanza un buon Progetto di Architettura d’ interni è un qualcosa di molto complesso, quindi non può che essere strutturato per gradi successivi di approfondimento ed elaborazione, ricordando soprattutto che, come già detto in precedenza, questi va cucito addosso al Cliente ovvero va mediato con il Committente durante tutto il percorso di elaborazione.
Se procedessimo come un treno verso il risultato finale correremmo il rischio di produrre un qualcosa di non corrispondente alle necessità del Cliente e quindi da lui non riconosciuto e non premiato dalla realtà della sua realizzazione o non premiato economicamente quando, in cambio del presunto servizio offerto, chiedessimo il nostro Onorario.
In sostanza il Progetto cresce insieme al Committente e, proprio come un pendolo, procede tra gradi successivi di approfondimento andando un po’ avanti ed un po’ indietro tra i gradi di elaborazione preliminare ed esecutivo finché non centra un obbiettivo riconoscibile dal Tecnico e dal Cliente e quindi premiato da una transazione economica soddisfacente e dalla realizzazione dell’ opera nella realtà.
Ecco il motivo per il quale parliamo di Progetto Preliminare, di Progetto Definitivo, di Progetto Esecutivo e di particolari architettonici nel processo di elaborazione progettuale, non sono altro che gradi di approfondimento successivi come quando ci si avvicina ad un traguardo, partendo da molto lontano fino alla meta, dove tutto si palesa nella sua complessa realtà.
Ovviamente ciò che velocizza il processo di elaborazione progettuale è l’ esperienza del Progettista, ovvero quella serie di informazioni immagazzinate nella mente dell’ interior designer per le quali è possibile accorciare i tempi di comprensione e di elaborazione delle necessità del Cliente e quindi dell’ intero percorso progettuale.
Quando finalmente il Progetto si materializza sotto forma di grafici bidimensionali (Pianta, Prospetto, Sezioni) o tridimensionali (Assonometria e Prospettiva ieri, Modello 3D, Renderings e Walkthrough architettonici oggi) dapprima preliminari e poi man mano esecutivi fin dentro i particolari architettonici è possibile visualizzare il frutto di questa complessa attività della mente e dello Spirito.
Ma ovviamente il bello comincia in Cantiere quando, ancora una volta con una mediazione, questa volta ad opera dell’ attività costruttiva e materiale degli Operai frutto della loro umanità e delle loro capacità tecniche, prende corpo il Progetto.
Durante la realizzazione del Progetto in Cantiere, una buona dose di controlli e verifiche da parte dell’ Interior Designer in qualità di Direttore Artistico, ovvero di colui a cui è demandata la verifica della corretta trasposizione materiale del Progetto di Architettura d’interni, contribuirà alla messa in opera a regola d’ arte del Progetto Esecutivo e dei suoi particolari architettonici per una completa soddisfazione della Committenza e del proprio ego professionale.